OIPLa conclusione del recente torneo delle 6 Nazioni ha secondo me delineato il cammino dei prossimi anni, quale è? Il ritorno appunto all’antico. Dopo anni persi a mandare i giovanetti in paelstra per sopperire a una differenza morfologica tra noi italiani e i popoli celtici, finalmemente con l’aggiunta di un allenatore valido si riesce a giocare, a impensierie l’avversario senza però riuscire a fare quel guizzo in più che servirebbe al raggiungimento di una vittoria importante. I ragazzi impegnati a crescere fisicamente, a mettere su chili di muscoli, non hanno sacrificato la corsa, ma i fondamentali del rugby.

I fondamentali sono quelle attitudini che devono essere le stesse di un nuotatore che in acqua riemerge a galla, di un cestista che dove lo metti metti in campo sa come arrivare a canestro, di un maratoneta che sa dosare gli ultimi grammi di forza per arrivare integro al traguardo. Le attitudini nel rugby sono: proprietà e possesso della palla, passaggio che deve favorire chi riceve la palla, placcaggio che deve fermare l’avversario, la spinta che deve essere continua e finalizzata a spostare l’avversario dove vuoi tu, la touche dove chi lancia deve farlo ad occhi chiusi e raggiungere il giocatore indicato dalla giocata scelta.

In molte attitudini, credo i colti le chiamino skill, abbiamo fatto passi da gigante:

 - si placca molto di più, ma secondo me bisogna tornare al fondamentale del placcaggio alle caviglie. Viste le masse che girano per il campo non sempre puoi atterrare un ATONIO di ben140Kg con un placcaggio avanzante, sicuramente alle caviglie crolla, anche se gli permetti un pò di avanzamneto in più

 - nei passaggi e nel possesso palla secondo me abbiamo perso qualcosa di importante, la precisione. Inutile combattere per minuti e fasi di gioco per poi perdere la palla per un passaggio eseguito male. La palla è la prima cosa da difendere, prima ancora della maglia.

 - la spinta sia in mischia aperta che chiusa ha perso smalto acquistando però piloni e seconde linee nelle fasi importanti di gioco. Dove è la giusta dose? partiamo dalla mischia: siamo sempre stati temuti per la mischia fatta di cattiveria e potenza fisica, adesso ci sfidano apertamente sapendo che crolliamo, retrocediamo e ragaliamo punizioni

 - la touche non trova ancora una buona collocazione nel nostro gioco: gongoliamo quando la palla viene lanciata dritta, ma tutto il tecnicismo che avviene nella formazione del salto crea disorientamenti. Le altre nazionali hanno iniziato a battere le touche sul primo uomo, solitamente un pilone, che con sicurezza fa sua la palla e la trasmette alla mediana. Ormai i lungoni sono pressati e stressati da ascensori che se non arrivano fanno perdere la palla.

Il futuro comunque lo vedo abbastanza sereno: i ragazzi delle Under fanno buoni risultati, speriamo di non perderli come quelli degli anni passati, i più grandi dovrebbero giocare di più in campionati dove devono vincere per abituarsi a quest’idea ancora sconosciuta, non solo in nazionale ma anche e soprattutto a livello di franchigie