Da domani ho paura

Ieri concludendosi l’ultima giornata del campionato di calcio di serie A, si è consumata anche l’ultima partita di calcio di un campione nostrano, Francesco Totti. A fine partita con pochi preparativi si è dato inizio alla festa d’addio con il campione che rientrato anzitempo negli spogliatoi, ne riusciva per concedersi al pubblico che per molti anni lo ha osannato. Abituato ad altre scene, vedi Baresi, dove il campione consumava un giro di campo di corsa tra lacrime e disperazione, ieri per Francesco Totti si delineava un addio ancor più doloroso, fatto di un giro di campo lento ed inesorabile dove raccogliendo le ovazioni di lacrime dei suoi tifosi,  si preparava a un addio fatto di gesti e parole che sappiamo essere per lui non proprio il massimo.

Devo dire che ultimamente mi commuovo facilmente, sarà l’età, ma la cerimonia offerta  a e per Totti mi ha toccato veramente. Noi poveri mortali siamo abituati a riporre nei campioni tutte le nostre migliori aspettative di vita e quando li vediamo piegati in un dolore che pensiamo  non li debba riguardare rimaniamo stupiti, attoniti, quasi non capiamo. Invece proprio in quelle occasioni che si consuma un dramma fatto di  dispiacere per una persona che nella vita è stata fortunata, baciata in fronte da chissà quale dea. Noi che giornalmente rincorriamo non dico il benessere, non dico la spensieratezza ma semplicemente un minimo di serenità, un dramma del genere non riusciamo neanche a pensarlo, abituati come siamo a combattere costantemente in salita. Quindi quando vediamo il campione in lacrime abbracciare la famiglia, prendere gli applausi di 65000 persone, le pacche sulle spalle di dirigenti, accompagnatori ci impersoniamo nel personaggio e siamo dispiaciuti e addolorati come lui se non di più.

Toccante la scena dei suoi pargoli che lo abbracciano cercando di mediare il dolore, toccante la consegna di una targa da parte del presidente, toccante la consegna di un ricordo dei compagni di squadra per mano del suo amico di sempre DeRossi, toccante la figura della moglie che pur essendo abituata alle luci della ribalta, si defilava nell’accudire la più piccola loro erede.

Quando poi,  smaltiti un minimo i fumi del dispiacere, Francesco il campione inizia a parlare, ci si distende un po’ nell’ascoltarlo nei ringraziamenti per il mondo intero che lo ha circondato in tutti questi anni. Unico appunto, e concedetemelo, al campione è quando dice “da domani avrò paura, aiutatemi” : certo qui il campione ha già girato pagina e proiettandosi al futuro, pur circondato da amore, benessere, e felicità si immerge nell’uomo che non sarà più sotto i riflettori. Tutto bene tranne quella frase: cosa dovrebbero dire tutti i ragazzi che si affacciano alla vita, al lavoro, agli amori senza avere le garanzie del campione Francesco. Ragazzi che pur pieni di energie, conoscenze e coscienze si dovranno adattare a anni di lavori con stipendi ridicoli se e quando verranno!

Certo, è solo una frase, e nella commozione del momento gliela si concede al campione Totti: del resto ieri pur essendo il suo addio era anche l’osannazione massima al personaggio che aveva costruito dentro e fuori dal campo.

Vai Francesco sicuramente avrai il futuro luminoso che ti compete, di persone come te ne vengono create veramente poche e la nostra fortuna è quella di aver condiviso con te parte del tuo cammino.