Mariastella GelminiNon sono stato  tempestivo e solo adesso riesco a scrivere di Mario Monicelli e della sua scomparsa. Di lui ho ammirato le sue creazioni, la sua semplicità nel descrivere personaggi e situazioni della nostra Italia passata e presente. Sono rimasto stupito dal modo in cui ha scelto di togliere le tende: un personaggio che come si dice a Roma se la cantava e se la suonava, com'è giusto che fosse, ha deciso a 95 anni che era l'ora di dire basta. Un coraggio del genere per me denota una vita costellata da scelte più difficili intraprese in mille campi, professionali e non solo: un grande. Colui che dalla vita avrà avuto se non tutto molto, delinea forse il suo massimo traguardo di onnipotenza scegliendo il momento esatto della sua fine, chissa cosa avrà pensato nel farlo.
Concedetemi a questo punto il luogo comune di circostanza: "sono sempre i migliori che se ne vanno". In questi giorni in Italia si vive il subbuglio creato da personaggi che si dicono politici. L'università tramite gli addetti ai lavori prima, professori assistenti precari in genere, e gli studenti poi protestano contro la riforma voluta dal ministro Gelmini che solo la settimana scorsa (non prima di incidenti tra universitari e poliiza) affermava di ritirare la sua proposta di legge se la stessa fosse stata toccata ancora. Sembrava una resa invece era un ultimatum politico rivolto alle forze in campo: o la riforma o casca il governo con tutto il cocuzzaro. Pochi minuti fa nei TG si leggono i titoli che danno la riforma approvata, mi chiedo come reagirà l'italia che si occupa dello studio. Ricordiamo che gli studenti di ogggi saranno la nostra classe politica di domani, loro e i loro insegnati sono e saranno i personaggi che disegneranno il nostro futuro oltre che il loro.

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